La passeggiata al Monte Pracaban è una piacevole e facile gita nel bosco e su un panoramico sentiero in cresta, nel parco naturale delle Capanne di Marcarolo.

Il panoramico sentiero per il Monte Pracaban
Partenza dalla provinciale 165
Niente anello del Sacrario della Benedicta. Troppo scontato! dice Riccardo mentre procediamo sulla provinciale che sale da Campo ligure verso le Capanne di Marcarolo. Andiamo invece sul Monte Pracaban!
Non osiamo contraddirlo. Peraltro nessuno dei tre ha mai sentito nominare questo monte “Prato delle capanne”…
Così, prima del bivio per i Piani di Praglia, lasciata l’auto in uno slargo, c’infiliamo in una sterrata oltre un grande cancello di ferro (il cartello per il Monte Pracaban indica 1 ora e 5 minuti).
Saliscendi nel bosco
Ed entriamo subito nel bosco.
Dopo qualche minuto superiamo una casa isolata. Sembra abbandonata. Ma decisamente non lo è, a giudicare dalla presenza di capretta, cavallo, gatto e tre cani schiamazzanti…
La sterrata scende con decisione lungo le pendici del Bric dei Ladri per poi restringersi e risalire.
Dopo circa venti minuti, sbuchiamo fuori dagli alberi che fino ad allora c’impedivano la vista.
Il panorama è piacevolissimo: le Capanne di Marcarolo e, dietro, una serie di rilievi, tra cui spicca riconoscibile il Monte Tobbio, con la sua sagoma spoglia sormontata da una chiesetta.
Ascesa al Monte Pracaban
Da questo momento, il percorso in leggera ascesa sarà sempre più panoramico.
Dopo una curva secca a sinistra cambiamo direzione e, continuando a salire, raggiungiamo un crinale dove la vista si apre, inaspettata, fino al mare.
Incrociamo il sentiero che scende a Campoligure (45 minuti) e procediamo tra pascoli punteggiati di rocce. Davanti a noi si staglia già da un po’ la cupola erbosa della cima più bassa del Pracaban, coronata da una piramide di pietre.
L’aggiriamo sulla destra fino a raggiungere un bivio (indicazioni per Monte Colma e località Magnoni), dove svoltiamo a sinistra e risaliamo la dorsale, con ampi panorami sulle Alpi e sulla pianura padana densa di abitati.
Sulla cima del Monte Pracaban
Trascurata la discesa per Rossiglione, giriamo ancora a sinistra, e risaliamo la cresta che ci porta alla vetta principale del Pracaban (948 m slm), anche lei dotata di cono di pietre.
In cima al Pracaban c’è “affollamento”! Due ciclisti chiacchierano con un uomo abbronzato in costume. Scopriamo poi che si tratta del pastore Giglio che tiene da sempre un gregge di capre su questi monti.
È lui a dirci che l’altra piramide di pietre (con croce) che caratterizza la cima più bassa del Pracaban viene chiamata “dito del grande spirito“.
Ma il motivo rimarrà un mistero!
Rientro lungo il torrente Gorzente
Scambiamo due chiacchiere con i bikers (che ci suggeriscono nuove gite!), e poi continuiamo sulla cresta in direzione naturalmente del “dito“.
Qualcuno ha messo un pannello solare che fa illuminare una lucina in cima alla croce (e un salvadanaio!). Partecipiamo alla spesa e, poi, recuperiamo per i prati la stessa via dell’andata.
Ora ci aspetta una “macchinata” per tornare a Genova. Sulla strada per il Valico degli Eremiti (alle falde del Monte Tobbio), però, ci consoliamo: le viste sul canyon del Rio Gorzente sono alquanto spettacolari!
Immagina dei cactus al posto degli alberi dice Luciana emozionata quando ci fermiamo a un belvedere. E hai un’idea di un paesaggio dell’Argentina…
Boh, se lo dice lei…
…..
Passeggiata facile; leggera salita; scarpe da trekking leggero
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