I laghi delle Agoraie: la meta più ambita del Parco naturale dell’Aveto! Una riserva dentro una riserva, dove scoprire specie relitte glaciali, protette come in uno scrigno.
Finalmente ce l’abbiamo fatta!
Dopo varie vicessitudini, siamo al Lago delle Lame in attesa di Enrico, la guida che ci scorterà fino ai cancelli della riserva delle Agoraie.
Quando scopro che siamo meno del previsto causa Covid e che Enrico arriverà in ritardo per un incidente sulla strada, comincio a fare gli scongiuri.
Poi invece l’escursione naturalistica si svolge tranquillamente. E alla fine (so che suona strano), guarderò con sospetto gli abeti rossi e le trote atlantiche… e tiferò per una piantina dalla dieta molto proteica.
L’anfiteatro morenico
La prima tappa è l’anfiteatro morenico a pochi minuti dalla partenza. Un mare di pietre grandi e piccole dagli spigoli vivi, testimoni di un ghiacciaio che 10.000 anni fa si estendeva dal Monte Aiona fino a lambire il mar Ligure… Come non pensare alla tragedia della Marmolada di un mese fa?
Bando ai pensieri tristi.
Mentre percorriamo la facile salita nella foresta delle Lame, tra le tante curiosità, il preparatissimo Enrico ci segnala la presenza dell’abete rosso, una specie aliena. Introdotto negli anni ’50 per alimentare la filiera del legno, si è moltiplicato, senza mai produrre legno di qualità! Inoltre non è in equilibrio con l’ambiente e acidifica le acque. Poveretto, mica colpa sua…
La Riserva orientata delle Agoraie
Dopo un paio d’ore di stop and go, eccoci ai cancelli della riserva. Qui siamo affidati alle cure del Maresciallo Silvia Canale che ci scorta all’interno.
Dapprima ci mostra la sostituzione in atto degli abeti rossi con specie climax come faggi (e abeti bianchi). Deve avvenire in maniera naturale, appena un po’ agevolata dall’uomo. Quanto ci vorrà? chiedo. Lei ride e ci dà appuntamento tra 100 anni.
Poi ci parla delle specie animali relitte glaciali. Rane temporarie minuscole, tritoni (alpestre, crestato, italico), libellule e varie specie di coleotteri sono ancora qui dopo 10.000 anni. Cerchiamo di individuarle in un corso d’acqua e sui tronchi abbandonati al naturale degrado.
Quando il ghiacciaio lentamente si ritirò, alcune specie sopravvissero grazie al clima umido di queste zone. Dopotutto, siamo a 16 chilometri dal mare in linea d’aria, anche se avete fatto un’ora e mezza di curve da Chiavari, scherza Enrico.
Il Lago di Sopra
Finalmente arriviamo al primo dei laghetti glaciali interconnessi che presentano vari gradi di evoluzione naturale verso l’interramento.
Il Lago di Sopra è allo stadio più avanzato, in pratica è uno stagno temporaneo. Ora che è estate, si presenta come una distesa di erba verde.
Ma che dico erba… quelle davanti ai nostri occhi sono Carici, relitti glaciali vegetali! Nella riserva ne hanno contate fino a 5 specie diverse. La loro presenza sarebbe già sufficiente per istituire una riserva: per un botanico sono come il Gran Canyon per un geologo!
Ci guardiamo basiti. Ci riprendiamo poi, di fronte alla vicina stazione meteorologica d’antan, che per misurare l’umidità utilizzava crini di cavallo …
Il Lago degli Abeti
Il lago seguente è quello che compare subito quando cerchi “Agoraie” sul web.
Un laghetto verde, suggestivo per i tronchi di abete bianco distesi sul fondo.
Guai a chiamarli fossili! Hanno circa 2.600 anni ma sono ancora di legno! Sono perfettamente conservati grazie a una temperatura costante dell’acqua di 4-5 gradi.
In pratica sono in frigorifero da millenni!
Al grido di Pietro, il bambino del gruppo: dentro ci sono pesci grandi! Silvia ci spiega che si tratta di trote atlantiche introdotte dall’uomo negli anni ’50 per la gioia dei pescatori, ma che poi si sono pappate tutto il plancton relitto glaciale…
Ma quanti danni abbiamo fatto negli anni ‘50?
Il Lago Agoraie di Mezzo
Al lago seguente, ci viene descritto l’ambiente torbiera, mentre, per non calpestare erbetta preziosa, schiacciamo poveri mirtilli, colpevoli soltanto di non essere relitti glaciali.
Il Lago Riundo
Ed eccoci al lago più interessante! Il lago rotondo.
Qui Silvia si avventura sulle sponde. Per non contaminare l’ambiente, lei è l’unica del gruppo che può muoversi (e su un percorso preciso).
Curiosità: l’ambiente è molto sensibile al calpestio. Per questo le visite sono consentite solo a 300 persone all’anno, 15 massimo al giorno (qui per prenotarsi). Il che vuol dire che il percorso di Silvia è effettuato solo 20 volte l’anno. Eppure la traccia nell’erba è evidente… impressionante!
Estratte due zolle di torba, ce le porta a vedere. Ospitano piante tipiche del Circolo Polare Artico, rarissime se non uniche nel nostro Appennino: la Lycopodiella inundata, una felcetta strisciante che si crede un muschio e la Drosera rotundifolia, una piantina carnivora dalle foglie pelose. I peli porporini viscosi catturano gli insetti per recuperare l’azoto mancante. Ha fiorellini bianchi su strategici steli lunghi.
E l’erba alta intorno? è il cibo tipico delle renne finlandesi!
Il Lago Agoraie di Fondo
L’ultimo lago, il Lago di fondo, lo ricordo come in sogno.
Il sole a picco (finora eravamo all’ombra), l’appetito (nonostante lo spuntino prima di entrare in riserva) e le libellule che svolazzano sopra l’erba alta mi distraggono dal racconto di Silvia, che invece, fresca come una rosa, è ancora in grado di intrattenere i bimbi con arguzia.
Però, lo sfondo dell’Aiona oltre il lago è un ricordo indelebile. Dal suo circo glaciale si è originato il ghiacciaio migliaia di anni fa.
E poi si è pian piano ritirato, lasciandoci doni preziosi.
Orientata a che?
La Riserva Naturale Statale delle Agoraie di sopra e del Moggetto (16 ettari) è orientata dall’uomo in 3 sensi: 1. Sostituzione dell’abete rosso con il faggio 2. Rallentamento della naturale evoluzione dei laghetti verso l’interramento, per preservare le specie relitte glaciali 3. Eliminazione (contenimento) della trota atlantica.
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Passeggiata facile, ma lunga; scarpe da trekking leggero
Durata (incluse soste): la nostra visita è durata dalle 9,30 alle 15,30
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Coordinate google maps: 44.5029829,9.40806 (44°30’10.7″N 9°24’29.0″E)
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Dove abbiamo pranzato
Abbiamo pranzato all’albergo delle Lame, davanti al lago: il gestore, di una gentilezza squisita, ci ha aspettato fino alle 16!