4 ponti romani e 3 cave di pietra del Finale in una tranquilla passeggiata nel verde, ai piedi della suggestiva Rocca di Corno. Più una puntata all’enorme Arma delle Manie.

Ponte dell'acqua- Val Ponci

Camminando sul Ponte dell’Acqua

Il Ponte delle fate, il primo dei ponti romani

Lasciamo l’auto lungo la carrareccia che s’inoltra nella Val Ponci, a ovest della Rocca di Corno, una spettacolare parete bianca verticale. Senza dubbio un paradiso per gli arrampicatori!

Il nostro percorso coincide con un un tratto dell’antica via Julia Augusta. Pare che i Romani l’avessero costruita all’interno della valle per aggirare i pericolosi dirupi di Capo Noli.

Incontriamo presto il primo ponte, il Ponte delle Fate. Un’unica arcata a tutto sesto, dai parapetti rivestiti con precisione di cubetti di pietra, che poggia su grossi blocchi in pietra del Finale.

È emozionante (nonostante una Panda posteggiata lì nei pressi…) trovarsi davanti una struttura di 2.000 anni fa, così ben conservata! Un ponte, oltretutto…

Il Ponte Sordo

Bando ai pensieri tristi! Procediamo in piano, superando qualche casa colonica e un agriturismo. La carrareccia si trasforma in una mulattiera terrosa e per un tratto segue il letto asciutto di un torrente. Costeggiamo una serie di belle vigne recintate.

Dopo venti minuti dal primo ponte arriviamo a Ponte Sordo (o Ponte Mollo).

Federico zompa subito sulla monumentale rampa di accesso… Peccato che del ponte sia rimasta solo quella! Però dalle spallette superstiti si intuisce la larghezza della strada romana: più di 4 metri! praticamente una superstrada…

Il Ponte Muto

Poco dopo, ecco il Ponte Muto o delle Voze (il Voze è un affluente del Rio Ponci) caratterizzato da un grande arco a doppia ghiera. Ben conservate le rampe, rivestite di cubetti di pietra, che raccordano strada e ponte.

La domanda sorge spontanea: perché un ponte “muto” e uno “sordo”? Non troviamo risposte sui cartelli descrittivi che accompagnano ogni ponte…

Proseguiamo e, al bivio, prendiamo a sinistra una mulattiera nel bosco, delimitata a tratti da muretti a secco. Diventerà più avanti un sentiero a trincea, anche piuttosto profonda.

Le cave romane

Dopo dieci minuti di cammino, una piccola deviazione (tacca blu) conduce, in ripida salita,  a tre aree di estrazione della pietra del Finale. Le chiamano “cave romane”, ma non c’è la sicurezza che risalgano alla stessa epoca dei ponti.

Sinceramente non riesco ad appassionarmi. Riccardo e Federico, invece, attivissimi, le perlustrano in ogni anfratto!

Curiosità: perché le cave si trovano una sopra l’altra? Si scavava nella roccia una prima galleria; quando questa diventava troppo larga e profonda, se ne apriva un’altra ad un livello superiore, mentre la prima veniva riempita con i detriti di scavo. E così via.

Il Ponte dell’Acqua

Tornati sul sentiero principale, riprendiamo il percorso nel bosco fino a raggiungere un altro ponte, poggiato direttamente sulla roccia.

Si tratta del Ponte dell’Acqua, che per l’appunto si trova accanto ad una sorgente… invisibile, perché nascosta all’interno della cà du Puncin, un edificio un po’ “vampiro”. Per la sua costruzione sono stati utilizzati blocchi di pietra del ponte!

Il quinto dei ponti romani

Esisteva un tempo anche un quinto ponte, più avanti nel percorso (Ponte di Magnone). Ma non ne resta praticamente traccia.

Dopo un veloce consulto, decidiamo quindi di tornare indietro.

Tornati al bivio, proseguiamo verso l’Arma delle Manie.

L’Arma delle Manie

Attraversiamo una solitaria valletta boscosa e in venti minuti arriviamo alla grotta, immersa nella macchia. Curiosamente appollaiate sopra, spuntano alcune abitazioni (e un agriturismo).

Poiché arriviamo da nord non vediamo subito l’ingresso dell’arma, esposta a meridione. In realtà è una delle grotte più grandi del Finalese!

Curiosità: gli scavi condotti al suo interno a partire dagli anni ‘60 hanno portato alla luce testimonianze della presenza umana nella grotta fin dalla preistoria, in particolare dell’Uomo di Neanderthal (circa 70mila anni fa). Più di recente, la grotta è stata utilizzata come stalla e frantoio da parte dei contadini della zona. Alcuni dei reperti dell’arma si trovano oggi presso il museo archeologico di Finale e nel museo di Villa Pallavicini a Pegli.

Ritorno

Dopo un’esplorazione approfondita e foto notturne in abbondanza, prendiamo la via del ritorno verso il ponte delle Fate (con un certo appetito, io).

Purtroppo, l’agriturismo Valleponci  è chiuso fino al 21 marzo… Pazienza, commenta Federico, che ne dite se al posto del pranzo saliamo alla Rocca di Corno?

Ehm…

Pro
Passeggiata rilassante. Se si vogliono evitare salite ripide basta saltare le cave.

Contro
Il sentiero per l’Arma delle Manie è un po’ monotono. All’arma si arriva anche con l’auto. Qualche trascuratezza all’interno (ma meglio di un anno fa)

Nota

Si può rientrare anche direttamente dall’Arma delle Manie, facendo un pezzo di asfaltata e passando dall’arma delle fate. Proveremo la prossima volta.

…..

Passeggiata facile; unica salitina ripida quella per le cave (pochi minuti) evitabile; scarpe da trekking leggero; fruibile tutto l’anno

Vai all’inizio passeggiata (google street view)

Coordinate: 44.191499,8.3606691 (44°11’29.4″N 8°21’38.4″E)

Segnavia: un bollo rosso pieno per i ponti romani; tacca blu per le cave; quadrato rosso pieno per l’arma

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