Una porzione scelta di Alta Via, panoramica, nella macchia mediterranea e con finale a sorpresa: i fiabeschi calanchi di Terre Bianche.
La cappella della Madonna della Neve
Lasciamo l’auto nei pressi della Cappella della Madonna della Neve di Ciaixe (per i non liguri: la pronuncia è simile a Ciàije, in dialetto significa pianoro), una chiesetta rosa nascosta dai cipressi ai margini di un bell’uliveto.
Curiosità: il santuario è stato fondato l’8 settembre del 1436, almeno secondo una lapide di cui però non v’è più traccia. Si narra che, in un giorno nevoso, un cacciatore alla ricerca della sua preda, trovò nella sterpaglia una statuetta della Madonna e la regalò alla comunità, che eresse una cappella nel luogo del ritrovamento. La statuetta fu posta sull’altare.
Prendiamo la sterrata che sfiora la cappella a sinistra e trascuriamo le diramazioni da entrambi i lati seguendo il segnavia AV: si tratta dell’Alta Via che proviene da Ventimiglia e si addentra in direzione Dolceacqua.
L’Alta Via e il monte Baraccone
Procediamo sul bel sentiero soleggiato a mezza costa sulla Val Roia, in saliscendi tra radi pini e macchia mediterranea. Siamo circondati da rosmarino fiorito con tanto di api ronzanti (ed è fine dicembre!).
Dopo dieci minuti tralasciamo a destra una diramazione che porta a un’area di sosta nell’ambito del progetto dell’ecomuseo della biodiversità (al ritorno magari aumentiamo le specie animali sulle panchine…).
Altri venti minuti e giungiamo su un colletto panoramico.
Prendiamo il sentiero a destra in salita e poco dopo, al bivio, ci dividiamo. O meglio si dividono due differenti filosofie. Riccardo sempre e comunque preferisce arrampicarsi sulle cime da cui si domina il panorama, mentre io sono più attratta dai fenomeni naturali.
Così mentre lui, abbandonando l’AV, prende la salita a destra che in un quarto d’ora lo porterà al cippo del monte Baraccone a godersi la panoramica sulle valli Roia e Nervia, io m’imbarco nella discesa a sinistra, piuttosto ripida (fortuna che ho i bastoncini) ma comunque breve.
I calanchi di Terre Bianche
In fondo, mi aspettano i calanchi di Terre Bianche, sul limitare di un’antica vigna. Si tratta di guglie candide erose in maniera suggestiva.
Uno spettacolo da fiaba… e nessuno in giro!
Sto fotografando i calanchi da varie angolazioni sporgendomi al limite del suicidio, quando arriva un tipo in mountain bike che commenta la carenza di parapetti e di indicazioni. “Da queste parti non sappiamo valorizzare le nostre bellezze!” si lamenta.
Provo a consolarlo raccontandogli dei calanchi di Castel d’Appio, tre volte questi, ma visibili dall’alto solo da un sentierino nascosto e semisbarrato…
Contro
Poco oltre i calanchi, arriva una strada carrabile (deserta); qualche trascuratezza nei pressi
….
Vai all’inizio passeggiata (google street view)
Coordinate: 43.8249839,7.6074451 (43°49’29.9″N 7°36’26.8″E)
Dove abbiamo mangiato
Più tardi raggiungiamo Dolceacqua, fascinosa con il suo snello ponte, il castello e il dedalo di camminamenti della città vecchia. Mangiamo da
A Viassa
via Liberazione, 13
Dolceacqua IM
Frittura di acciughe e carciofi, maionese al wasabi
Gamberi gratinati alle erbe aromatiche e tortino di finocchi
Risotto alla zucca, pistacchi e toma di pecora brigasca per 2
1 bottiglia di Rossese Terre Bianche Dolceacqua (!)
Gelato di michette e riduzione di Rossese per 2
Totale: 86 Euro
Buono. Locale gradevole e rilassante (però con un paio di tavoli in posizione sfortunata).
Titolare/socio simpatico, personale gentile.
A Viassa significa “la viaccia”, come veniva chiamata una volta via Liberazione dagli abitanti del luogo.
Dove abbiamo dormito
Agriturismo C’era una volta
Strada Ciaixe, 60
Camporosso IM
Un antico casolare di pietra ristrutturato con grande rispetto. Immerso negli ulivi. Romantico.
Per raggiungere la cappella della Madonna della Neve abbiamo approfittato della posizione strategica (e della gentilezza degli instancabili titolari, Sara e Andrea) per recuperare in pochi minuti la provinciale e, tramite questa, la cappella.