Sopralacroce: cascate, sorgenti sanguigne taumaturgiche, ruderi misteriosi come rovine Maya, volti scolpiti nella pietra. Un itinerario magico. Con un po’ di fantasia… ma neanche tanta!

I ruderi di San Martino di Licciorno, immersi nel bosco

I ruderi di San Martino di Licciorno a Sopralacroce

Partenza da Prato Sopralacroce

Votata 4.000 volte come luogo del cuore Fai, la chiesa di San Martino di Licciorno (o Liciorno) a Sopralacroce m’incuriosiva da un po’. Così, alla prima giornata calda e asciutta dopo un maggio piovoso, la propongo come meta.

Torniamo in Val Penna, a Prato Sopralacroce a 600 metri slm (l’anno scorso da lì avevamo raggiunto Pietra Borghese) e seguiamo alla lettera le dritte dell’attivissima signora Delma che gestisce spaccio e osteria.

Discesa nel bosco di Sopralacroce

Partiamo dal sagrato della chiesa di Santa Maria Assunta (da un lato un grazioso parchetto giochi) e scendiamo verso il bosco. Costeggiamo a destra un praticello con quattro pecorelle fameliche. Trattengo Riccardo dal gettar loro i nostri avanzi di focaccia, visto l’erbetta bella che si ritrovano…

Proseguiamo sul sentiero, cioè su una traccia invasa dalla vegetazione. Fortuna che è ben segnalato da 3 pallini rossi.

E d’improvviso l’ambiente cambia.

Il ponte romano

Camminiamo immersi in un fitto bosco. Fuori c’è il sole, ma non ce ne accorgiamo…

In basso, a sinistra, aumenta sempre più il mormorio del torrente Penna, visibile a malapena tra gli alberi. Finita la discesa, qualche curva in piano e un’antica scalinata di pietra ci portano a un ponticello. Lo attraversiamo e giriamo a destra.

Dopo pochi minuti (mezzora dalla partenza) ecco un altro passaggio sull’acqua gorgogliante: ci ritroviamo sul ponte romano, così coperto di vegetazione che quasi ci sfuggiva! Arduo scattare una fotografia comprensibile…

Oltre il ponte, tagliando una strada, procediamo dritti in leggera salita su una sterrata. Dopo dieci minuti, una palina a sinistra indica la deviazione per San Martino.

San Martino di Licciorno

Un’altra decina di minuti e, tra pini altissimi, ci si para davanti l’antico campanile incredibilmente ben conservato di San Martino di Licciorno.

Brillano sulla cima piccole tegole di ardesia. Al di sotto, si svelano i ruderi della chiesa, mangiati dal tempo e dalla vegetazione. Misteriosi e affascinanti

Curiosità: misteriosa anche la storia della chiesa. La muratura superstite sembra appartenere al XVII – XVIII secolo, ma la planimetria potrebbe essere medievale, anche IV secolo. Pare che un tempo ci fosse un nucleo abitato nei pressi, poi scomparso. San Martino fu abbandonata a metà dell’’800.

Riprendiamo il sentiero. Mi volto romanticamente per un ultimo sguardo al campanile e… inciampo in un sasso. Una storta stramba, che si farà sentire a scoppio ritardato.

Rientro a Prato Sopralacroce

Rientrare a Prato è comunque piacevole. Dopo venti minuti di sentiero nel bosco, una carrozzabile e poi l’asfaltata, con vista sulla valle, ci conducono dritti (sfiorando Vallepiana e Zanoni)… alla Greppia della signora Delma!

La sorgente rossa

Dopo pranzo,  andiamo in auto fin sopra Zanoni alto, al sentiero per la cascata da Cianà.

Un quarto d’ora a piedi, di nuovo in un bosco. Poco prima della cascata, incontriamo la sorgente di acqua ferruginosa che un tempo dava vita ad una rinomata stazione termale…

Curiosità: nell’’800, grazie a quest’acqua carbonico-ferruginosa ricostituente per chi soffre di “anemia, affezioni epatiche e gastroenteriche” e non solo, Sopralacroce diventa una stazione termale molto frequentata (400 posti letto). Finché non arriva la moda delle sorgenti di alta montagna…

Oggi è una cannetta che butta fuori acqua rossastra.

Come ci hanno suggerito, con un rametto ispezioniamo la cannetta, e a quel punto l’acqua esce proprio rossa! L’effetto è degno di Dario Argento… Ci manca il coraggio di assaggiarla!

La cascata bianca

Poco sopra, raggiungiamo la cascata da Cianà, tra le rocce e il verde: una bianca visione rinfrescante. È inaspettatamente alta, e gonfia d’acqua.

Ahia! Comincia a gonfiarsi anche la mia caviglia… Addio castagno elefante e palestra di roccia che vediamo indicati nei cartelli lì vicino. Va beh, mi faccio forza e ficco il piede nel ruscello sotto la cascata…

In effetti meglio di un impacco di ghiaccio!

 

NOTA – Il Volto Megalitico di Borzone

Continuando il sentiero oltre la deviazione per San Martino, verso Zolezzi (vedi mappa), si può raggiungere un altro mistero avvolto dalla vegetazione (ma raggiungibile anche in auto): il Volto Megalitico.

Una roccia alta 7 metri e larga 4 scolpita nelle fattezze di un viso. Scultura naturale o umana?

Mah!

…..

Passeggiata facile; scarpe da trekking leggero

Vai all’inizio passeggiata per San Martino (google street view)

Coordinate: 44.4491728,9.4243227

Segnavia: tre pallini rossi e alla deviazione 2 barrette verticali

Cartina

Vai all’inizio passeggiata per la cascata da Cianà (google street view)

Coordinate: 44.4514365,9.4294519

Vai al Volto Megalitico (google street view)

Coordinate: 44.4342654,9.4079082

Vai alla mappa di tutti gli itinerari

 

 

Guarda nel video la bella cascata di Cianà!

….

Dove abbiamo pranzato

Osteria La Greppia
Pratosopralacroce 48-50
Borzonasca GE

Assaggio di polpettone di verdure
Filetto di maiale all’aceto balsamico
Taglierini fatti in casa con tartufo scorzone km0
Spezzatino di verdure
Un quarto di vino rosso fermo
2 caffè

Totale: 29 euro

Buono, soprattutto i taglierini. Cucina e locanda semplici. Vetrata con vista sulla valle.


4 commenti

Antonio · 6 Maggio 2021 alle 15:52

seguito il tuo itinerario,spettacolare,io l’acqua l’ho assaggiata e…è gasata,sa di ferro ed altro,un piccolo sorso e sono ancora vivo!

    renata · 6 Maggio 2021 alle 18:33

    Coraggioso!! Io non ce l’ho fatta… diciamo che all’acqua rossa preferisco il vino rosso…

Paolo · 2 Ottobre 2023 alle 17:43

Ciao! Sabato abbiamo seguito il vostro stesso percorso da Prato Sopralacroce alla chiesa di San Martino, poi Vallepiana, Zanoni e ritorno a Prato Sopralacroce.
Due gli intoppi. Il primo: arrivati in vista del torrente Penna, degli alberi caduti ci hanno fatto perdere la strada, complice il fatto che il segnavia delle tre palline rosse spariva per un bel tratto; per fortuna poi lo abbiamo ritrovato, arrivando così alla scalinata di pietra e al ponticello.
Il secondo intoppo: subito dopo il ponte romano il passaggio era nuovamente bloccato da alberi caduti, stavolta però molto più insidiosi. Li abbiamo scavalcati a fatica, ma dopo ce n’erano altri, e poi altri ancora! Sconsolati, siamo tornati sui nostri passi (o meglio su tutti quei tronchi da ri-scavalcare!) e stavamo per rinunciare e tornare a casa … salvo scoprire che percorrere il ponte romano NON è affatto necessario, anche se le tre palle rosse (e il vostro racconto) suggeriscono il contrario.
Infatti la sterrata PRIMA e DOPO il ponte romano sono la stessa strada: basta percorrerla ignorando il ponte e si arriva senza problemi al bivio per San Martino.
A parte questi due intoppi, però, bellissima gita e luogo molto suggestivo!

    renata · 2 Ottobre 2023 alle 18:23

    Ciao Paolo, grazie per l’aggiornamento!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *